Libreria Martincigh / Risonanze / Artissima Torino
Primo passo nasce dall’incontro con la ricerca di Constantin Brancusi, in particolare con la scultura lignea Primo passo, opera che l’artista romeno ha realizzato nel 1913. L’opera è legata al suo vissuto personale e ritrae George Farquhar, figlio di amici, che mosse i primi passi tra le braccia dell’Artista. Questo gesto è documentato in una foto originale dell’epoca che affianca la scultura realizzata da Brancusi. La figura concepita da Brancusi rappresenta il bimbo che avanza con l’incertezza tipica di chi sta imparando a camminare e le sue fattezze sono riconducibili alle statuette e ai feticci dell’arte africana. Sembra che proprio questo riferimento troppo esplicito all’arte africana, nella quale Brancusi non si riconosceva, abbia spinto l’Artista a scomporre l’opera, conservando la testa e distruggendone il corpo. Tra i libri e i documenti consultati, sono emersi un disegno a carboncino della scultura vista di profilo, una foto frontale della scultura finita, la foto di una mostra del 1914 in cui era stata esposta e la foto del 1911 di Brancusi con il piccolo George. La ricerca per immagini, affiancata alla lettura degli scritti, ha ispirato questo Omaggio a Brancusi, un percorso che ha portato alla ricostruzione del corpo distrutto. La modalità operativa utilizzata è quella degli Oggetti da compagnia, una serie di morbide sculture da abbracciare, progetto d’arte contemporanea al quale Anna Pontel lavora dal 2006. Gli Oggetti da compagnia sono forme organiche realizzate all’uncinetto e imbottite di ovatta. Il corpo del Primo passo di Anna Pontel è ricostruito con la stessa tecnica, utilizzando un filato di cotone color avorio e ricalca fedelmente la fisicità della scultura originaria del Maestro. L’installazione di Anna comprende i materiali di riflessione concettuale utilizzati per la realizzazione finale e include una serie di fotografie che ritraggono persone mentre interagiscono con il corpo del suo Primo passo. L’inserimento di queste immagini sono una citazione del lavoro fotografico di Brancusi in relazione al suo processo creativo. L’azione artistica della ricostruzione di un corpo scultoreo distrutto ma tratto da un primo passo reale e documentato, intende recuperare il nostro primo passo, come metafora del salto evolutivo primordiale.