PREDMETI ZA DRUŽBO/OGGETTI DA COMPAGNIA – HOMMAGE A ZORAN MUŠIČ

2021

GALLERIA GONG NOVA GORICA (SLO)
CASTELLO DI KRONBERK NOVA GORICA (SLO)

Diplomata presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, sin dagli anni degli studi Anna Pontel si esprime attraverso molteplici mezzi espressivi, quali disegni, sculture, installazioni e performance. Se in un primo momento nei suoi disegni ha raffigurato, non senza una certa ironia, oggetti di consumo tratti dal mondo della moda, ispirata dalla Barbie, la bambola che per oltre mezzo secolo ha incarnato l’ideale di bellezza americana, in breve tempo i suoi disegni di abiti e accessori hanno acquisito una dimensione scultorea, evolvendo sia in direzione di indumenti creati all’uncinetto con fili di carta velina arrotolata sia di capi di abbigliamento tridimensionali realizzati con un’intelaiatura in fil di ferro rivestita di carta velina, “confezionati” per corpi immaginari. Al centro della ricerca dell’artista non vi è dunque una forma scultorea compatta, bensì la struttura esterna degli oggetti, il loro involucro, che racchiude uno spazio vuoto e nel caso del corpo umano si fa sua “seconda pelle”. Dall’altro lato l’artista stabilisce un nesso tra abito e habitat: il corpo di fatto “abita” il vestito e quest’ultimo non solo copre e protegge, ma parla anche, immancabile specchio della cultura e della società (1).
Anche nelle opere del ciclo Predmeti za družbo/Oggetti da compagnia l’artista ha mantenuto nella sostanza questo suo approccio creativo, con riferimento alla realizzazione di una struttura di base delle sculture e all’uso del filo. È questo un progetto nato a poco a poco, che racchiude in sé svariati mezzi espressivi, tra cui scultura, fotografia e disegno. Ha preso le mosse nel 2006, con una serie di sculture a crochet – entità non meglio definite, che fanno pensare a intrecci di forme vegetali e animali con specifiche allusioni al corpo umano. Morbide sculture organiche di varie dimensioni, realizzate con fili di cotone dai colori chiari, che sin dal primo istante catalizzano lo sguardo dello spettatore invogliandolo a toccarle – dopo tutto, l’esperienza tattile delle sculture è anche il fulcro di questo progetto: le fotografie che immortalano l’artista mentre tiene in grembo i vari oggetti o li porta sulle spalle, a cavalluccio, ne mostrano infatti la finalità, un po’ come le istruzioni d’uso degli elettrodomestici.
In un secondo momento alle fotografie sono subentrati i disegni, in cui figure umane stilizzate e altrettanto stilizzati oggetti sono andati gradualmente fondendosi in fantasiosi ibridi che rimandano alla serrata relazione, quasi una sintesi, tra l’uomo e gli oggetti. Con il tempo le forme astratte degli oggetti sono diventate delle specie di parti di ricambio dei corpi, che nei più recenti disegni dell’artista assumono (talvolta) volumetrie che si espandono ben oltre quelle corporee, evolvendo in elementi figurativi autonomi con una trama del tutto a sé stante. Nei suoi disegni, infatti, Anna Pontel esemplifica la lettura tattile delle sue sculture a crochet con la tecnica del frottage e l’uso di diverse colorazioni, per lo più nei toni della terra, applicate in più stesure.
Va da sé che l’amalgama di figure e oggetti nelle opere di Anna Pontel sia una chiara allusione alle relazioni interpersonali e alla difficoltà di sviluppare un rapporto di intimità con l’altro. Nel suo lavoro l’artista riflette soprattutto sulla qualità delle relazioni interpersonali e della comunicazione nell’era dell’informazione, a maggior ragione nell’attuale periodo storico, perché proprio le relazioni personali sono state colpite nel profondo dall’emergenza provocata dal coronavirus. È anche vero che le sue sculture, fatte come sono di fili, sono agli antipodi rispetto a materiali e tecniche della scultura classica (2). Creare qualcosa a partire da un filo rimanda anzitutto ai lavori manuali femminili e alla simbologia sottesa, e a tal riguardo ha una particolare valenza soprattutto la natura meditativa dell’uncinetto, se si pensa che per realizzare queste opere l’artista ripete pazientemente, fila dopo fila, lo stesso punto. Le sue sculture sono dunque in totale contrasto con il consumismo di oggi, basato sulla logica dell’usa e getta: in ogni oggetto/scultura cerca, anzi, di imprimere valore e significato, alludendo di rimando a una produzione e un consumo responsabili quali auspicate basi per una società orientata alla sostenibilità.
Ancorché all’apparenza giocosa e legata all’infanzia, la produzione creativa di Anna Pontel restituisce in realtà anche una componente di impegno sociale. Le tecniche usate, dall’uncinetto al frottage, esaltano il processo di creazione dell’opera d’arte. Le sue sculture, che al tatto trasmettono senso di benessere e calore, sono pertanto investite di una funzione pragmatica oltre che estetica, perché nello spazio espositivo in cui si inseriscono non ci sono solo per essere ammirate, ma anche per essere toccate con mano dal pubblico di spettatori. Oggi infatti viene meno l’intoccabilità dell’opera d’arte, sostituita dall’interazione tra opera e spettatore, che sempre più assurge a elemento pregnante delle installazioni scultoree.

Note
1) L’italiano “abito”, derivante dal latino habĭtus, denota tra l’altro anche il modo di vestire di determinati gruppi di persone (es. abito militare, abito religioso, abito da sera ecc.).
2) L’uso di materiali non tradizionali in ambito artistico (indumenti, corde, carta, oggetti di recupero ecc.) fu sdoganato sul finire degli anni Sessanta dagli esponenti del movimento dell’Arte Povera, che hanno
notevolmente influenzato, in particolare Pino Pascali, anche i lavori di Anna Pontel. In quello stesso periodo fece la sua comparsa nella creazione artistica anche il filo, prima relegato quasi esclusivamente al mondo dei lavori manuali femminili e dell’artigianato artistico – lo si rinviene, ad esempio, nelle opere di Eva Hesse. Più tardi, negli anni Ottanta, artiste come Miriam Schapiro e Louise Bourgeois lo usarono per dare risalto alle loro istanze femministe, ma fu solo alle soglie del nuovo millennio che il filo si affermò come materiale di creazione artistica anche nei circuiti mainstream.

Nataša Kovšca